Robert O. C. Kelly
Il nettare di Apollo
In un angolo nascosto nel cuore pulsante di Roma, un misterioso ritrovamento mette in moto un'avventura che sfida i confini del tempo. Un gruppo di archeologi, guidato dall'astuta Laura Adami, inciampa su un antico scrigno sepolto, celato da secoli sotto le strade della città eterna. All'interno, non gioielli o tesori, ma qualcosa di molto più prezioso: segreti che riguardano l'intera umanità, avvolti in un velo di profezie e miti dimenticati.
Quando Sara, una giovane dotata di straordinarie visioni, entra in contatto con la misteriosa figura mitologica legata al ritrovamento, il gruppo si ritrova immerso in una corsa contro il tempo. Devono decifrare gli enigmi dell'antichità, confrontarsi con verità nascoste e affrontare forze che vanno oltre la comprensione umana. La loro missione? Prevenire un male antico quanto il mondo stesso dall'irrompere nella realtà contemporanea, minacciando di stravolgere l'ordine stesso dell'esistenza.
Mentre le strade di Roma si fanno teatro di una lotta invisibile, tra le ombre del passato e le luci del presente si dipana una storia di coraggio, sacrificio e speranza. Le scelte di Alberto, Laura, Sara, e Claudio si intrecciano con il destino dell'umanità, in un intenso viaggio che esplora i confini tra scienza, fede e magia.
“Il nettare di Apollo” è un thriller esoterico e archeologico che vi trascinerà nelle profondità di un mistero millenario, dove ogni rivelazione cambia la posta in gioco, invitandovi a domandarvi: fino a dove siete disposti a spingervi per proteggere i segreti dell'umanità?
Capitolo 1. La cripta
Roma 89 a.C.
Neanche la luce del giorno osava penetrare quelle gelide mura. All’interno, una vecchia consumata dagli anni, dai capelli bianchi come la neve che le cadevano sulle spalle ricurve, come un vecchio ghiacciaio adagiato sul fianco di una montagna, era immersa in un silenzio assoluto, rotto solo dal rumore proveniente dalla penna che scorreva incessante sulla pergamena. La stanza era illuminata soltanto da tremolanti luci di candela, le cui fiamme danzavano sulle pareti come spettri, facendo scorrere le loro ombre sul volto della vecchia dalla pelle rugosa e screpolata come argilla al sole. Con mani tremanti e consumata dalla fatica, era intenta a scrivere le ultime righe dell’ultimo libro dei nove. Gli otto già completati, giacevano accatastati sul pavimento accanto ai suoi piedi. I suoi occhi, incavati e assenti, sembravano guardare nel vuoto, mentre la sua mente
viaggiava attraverso visioni che solo lei poteva vedere. La sua figura decrepita, avvolta in un mantello logoro, era come un’ombra, una presenza che sfidava il tempo stesso.
Gli dèi l’avevano eletta come custode per l’eternità. Nella sua lunga esistenza, per lei, il tempo sembrava non contare. La sua presenza in quel luogo sacro, sospeso al di fuori della conoscenza umana, si caricava di un significato profondo, radicato nel tessuto stesso dell’esistenza.
La missione, che le era stata affidata dalle potenze celesti, consisteva nel custodire la conoscenza del bene e del male che permeava il mondo, e al contempo proteggere l’umanità dalla fonte primigenia di tutti i mali. Un equilibrio delicato, un gioco di forze che solo lei, con la sua saggezza immortale, poteva gestire.
Il suo naso prominente non era un semplice tratto fisico, ma un sigillo potente, un simbolo vivente della sua saggezza infinita e della sua autorità sulla conoscenza arcana. Era come se ogni linea del suo viso fosse stata scolpita dagli dèi per riflettere la gravità del suo incarico. Quel naso era il baluardo che teneva a bada i mali più oscuri, impedendo loro di riversarsi nel mondo degli uomini e di seminare distruzione.
Attorno a lei, un santuario di pace e di potere, un tempio senza pareti dove gli echi del sapere eterno risuonavano in armonia con l’essenza stessa dell’universo. Le antiche pergamene che custodiva erano più di semplici manufatti; erano testimoni viventi della storia dell’umanità, ricettacoli di verità che attendevano solo di essere rivelati al momento giusto.
Nel suo regno fuori dal tempo, ella vegliava con occhi onniscienti, scrutando l’orizzonte dell’esistenza alla ricerca di segni e presagi. La sua conoscenza del bene e del male le conferiva una
prospettiva unica, permettendole di vedere oltre le apparenze, oltre il velo di Maya che avvolge il mondo mortale.
La sua esistenza era un atto di sacrificio, una rinuncia alla vita terrena in cambio della salvaguardia dell’equilibrio cosmico. Eppure, non provava rimpianto. La consapevolezza di essere il faro che proteggeva l’umanità attraverso le tempeste della storia le conferiva una pace interiore, una certezza che la sua missione fosse giusta e necessaria.
In quel luogo senza tempo, ella rimaneva immutabile, una sentinella eterna posta alla soglia tra il mondo degli uomini e il regno degli dèi. Il suo era un compito senza fine, una promessa fatta all’universo stesso: proteggere ciò che il quel luogo era custodito e che non poteva essere liberato.
Per mesi, quasi senza toccare cibo, la vecchia aveva proseguito in quell’opera imponente: la cronaca degli avvenimenti chiave dell’intera esistenza umana, dalla comparsa del primo uomo, fino alla fine dei tempi. Un racconto che si estendeva oltre la comprensione mortale. Le sue mani, guidate da una forza che andava oltre la volontà, tracciavano parole che racchiudevano destini e segreti, svelando ciò che è stato, ciò che sarebbe stato e ciò che non doveva mai accadere.
Al completamento di quell’opera titanica, realizzando la portata di ciò che aveva scritto, la vecchia avvertì un peso quasi tangibile gravare su di sé, come se la conoscenza volesse rivendicare il suo tributo. Il suo sguardo si perse in lontananza, oltre il confine di un orizzonte che solo lei poteva vedere, mentre le sue mani iniziarono a tremare sottilmente, come foglie sospinte da un alito di vento inaspettato. Con un respiro che sembrava trattenere l’eco di secoli, chiuse delicatamente il manoscritto, come se temesse che i suoi segreti potessero sfuggire dalle pagine e disperdersi nell’aria. La
decisione di celare al mondo tale sapere, insieme alle sue profezie, non fu presa a cuor leggero; rappresentava un tributo alla forza e ai pericoli insiti nelle verità che aveva fissato sulla pergamena. Eppure, non riuscì a trovare il coraggio necessario a distruggere il lavoro della sua intera vita, la sua eredità.
La decisione fu presa, con voce ferma e autoritaria, chiamò a sé i suoi più fidati seguaci e diede loro istruzioni precise. Si fece portare uno scrigno di pietra appositamente costruito, all’interno del quale collocò i nove voluminosi libri. Poi, con una risolutezza che portava il peso di un sacrificio immenso, ordinò di essere murata viva con il suo destino tra le mura di quella cripta per l’eternità.
Accanto a lei, avrebbe portato la somma di tutta la sua saggezza, i misteri insondabili che aveva custodito per una vita, e, più importante di qualsiasi altra cosa, l’entità che doveva rimanere nascosta, la cui liberazione avrebbe potuto significare la rovina dell’umanità. Era un atto di protezione estrema, un baluardo contro le forze che minacciavano di travolgere il mondo con oscurità e disperazione. Nel cuore di quel luogo segreto, avrebbe vegliato per sempre, guardiana silenziosa di verità troppo pericolose per essere svelate.
I seguaci, con occhi pieni di lacrime e cuori colmi di dubbi, eseguirono il suo volere. Murarono l’ingresso alla stanza con una grande pietra, sulla quale incisero parole di ammonimento, un monito per tenere lontani i curiosi e condannare con la morte ogni profanazione.
E così, nella cripta silenziosa, la vecchia rimase sola con i suoi segreti, in attesa che la fine dei tempi sopraggiungesse nel silenzio e nell’oscurità. L’ultimo bagliore di luce scomparve quando anche l’ultima candela si consumò, lasciandola nell’abbraccio eterno del
buio più profondo, custode solitaria di verità troppo grandi per essere svelate.